Guida completa alla riabilitazione della protesi di anca

Sommario

  1. Introduzione
  2. La necessità della protesi d’anca
    1. L’artrosi d’anca
    2.  Le fratture della testa del femore
  3. Preparazione pre-operatoria
    1. Informazioni preliminari fondamentali
    2. Preparazione fisica
    3. Considerazioni alimentari e nutrizionali
  4. Fasi di riabilitazione post-operatorie
    1. I primi giorni e le prime settimane post-intervento
    2. La gestione del dolore
    3. Cosa non fare dopo intervento di protesi d’anca
  5. Considerazioni a lungo termine
  6. Conclusioni
Andrea Secchi fisioterapista. Immagine della protesi d'anca

1. Introduzione

L’articolazione dell’anca, fondamentale per la mobilità quotidiana, può richiedere l’intervento di protesi in caso di osteoartrosi avanzata o di frattura del collo del femore. Questo articolo esplora dettagliatamente il percorso dal momento della decisione di sottoporsi a un intervento di protesi d’anca fino alla fase di riabilitazione. Attraverso la comprensione delle sfide e delle aspettative, i pazienti possono affrontare questo percorso con maggiore consapevolezza e preparazione, migliorando il successo complessivo della procedura e del recupero.

2. La necessità della protesi d’anca

La scelta di optare per una protesi d’anca è spesso dettata da condizioni dolorose come l’artrosi avanzata o da fratture gravi che coinvolgono la testa o il collo del femore. In entrambi i casi la protesi d’anca rappresenta una soluzione ottimale in grado di eliminare il dolore, ripristinare la funzionalità e migliorare sensibilmente la qualità della vita.

A seconda delle componenti ossee sostituite si parla di differenti tipi di protesi:

  • L’emiartroplastica sostituisce solamente la testa e il collo a livello del femore ed è tipica delle fratture.
  • La protesi totale d’anca invece sostituisce sia la componente femorale, sia l’acetabolo a livello del bacino.

Inoltre la protesi può essere cementata, tipicamente nel paziente anziano, o non cementata nel caso pazienti giovani ad alta richiesta funzionale. In questo secondo caso i tempi di recupero del carico saranno leggermente più lunghi per garantire un corretto consolidamento della protesi nell’osso.

2.1 L’artrosi d’anca

L’artrosi dell’anca è una condizione caratterizzata dalla perdita di cartilagine nelle superfici articolari con conseguente riduzione dello spazio intra articolare e aumento del contatto osseo. Questo sviluppa nel tempo dolore al carico e rigidità nei movimenti soprattutto dopo inattività. Nel caso di artrosi avanzata, quando il dolore e la limitazione funzionale raggiungono un livello tale da impedire le normali attività quotidiane,  la sostituzione totale dell’anca con protesi diventa l’unica scelta in grado di restituire una qualità di vita soddisfacente.

2.2 Le fratture della testa del femore

Le fratture della testa o del collo del femore sono particolarmente insidiose per il rischio di necrosi della testa femorale stessa. Questa infatti è vascolarizzata a partire dal collo femorale. In caso di frattura le sottili arterie possono lesionarsi interrompendo l’approvvigionamento di sangue. A questo scenario si aggiunge anche la conseguente impossibilità di riparazione ossea, particolarmente drammatica nei soggetti anziani. In questi casi la protesi d’anca diventa l’unica soluzione per salvare la situazione e garantire al soggetto, a differenza del passato, di poter continuare a deambulare.

3. Preparazione pre-operatoria

Andrea Secchi fisioterapista. Esercizio di ponte per riabilitazione di protesi d'anca

In questo paragrafo ci concentreremo soprattutto sui soggetti con artrosi d’anca rispetto a quelli con frattura, non potendo questi ultimi pianificare l’intervento.

Prima di sottoporsi ad un intervento di protesi d’anca sarebbe sempre opportuno prepararsi adeguatamente sotto il profilo informativo (e quindi psicologico), fisico e alimentare.

3.1 Informazioni preliminari fondamentali

Due degli aspetti più sottovalutati quando ci si sottopone ad intervento di protesi d’anca sono la difficoltà iniziale e la durata reale del recupero. In questo senso è bene dare informazioni chiare fin dall’inizio per evitare brutte sorprese e scoraggiamenti nel post-operatorio. Anzitutto bisogna dire che le prime settimane possono essere un po’ più impegnative per via dell’eventuale dolore che, nel caso si manifestasse, va considerato normale elemento del recupero e va gestito con antinfiammatori. Secondariamente, per non cadere dal paradigmatico pero, bisogna essere consapevoli che i tempi di recupero seguono delle tappe ben precise e non ci si può illudere di essere pienamente funzionali dopo soli 1 o 2 mesi dall’intervento. Un tempo realistico di recupero va dai 4 ai 6 mesi

3.2 Preparazione fisica

Sebbene siano in pochi ad effettuarla, numerosi studi hanno evidenziato che coloro che effettuano preparazione fisica pre-operatoria hanno tempi di recupero più rapidi e una migliore gestione psicologica della riabilitazione post intervento. La preparazione pre-operatoria infatti, oltre a garantire un miglior stato di forma, permette di arrivare alla riabilitazione già istruiti sugli esercizi che si eseguiranno e sull’utilizzo delle stampelle.

3.3 Considerazioni alimentari e nutrizionali

Dal punto di vista alimentare bisogna fare 2 considerazioni: una riguarda il sovrappeso e l’altra il sostegno proteico prima e dopo l’intervento.

Per quanto riguarda il primo aspetto, è noto dalla letteratura scientifica che uno dei fattori più predisponenti alla necessità di protesi d’anca è il sovrappeso. In quest’ottica sarebbe sempre buona norma rivolgersi ad un professionista dell’alimentazione per arrivare all’intervento con un peso corporeo ottimale.

In secondo luogo diversi studi hanno evidenziato che dopo un intervento chirurgico l’organismo ha un consumo proteico aumentato. Le proteine sono infatti i costituenti fondamentali di tutti i tessuti corporei e quindi un trauma pone la necessità di incrementarne l’apporto tramite la dieta.

4. Fasi di riabilitazione post-operatorie

Subito dopo l’intervento, la fase di riabilitazione precoce è cruciale per ripristinare la funzionalità dell’arto. Esploriamo quindi le fasi del post-operatorio, fornendo dettagli pratici e indicando cosa aspettarsi nei primi giorni dopo l’intervento e come contribuire attivamente al proprio recupero.

4.1 I primi giorni e le prime settimane post-intervento

I primi 2-3 giorni dopo l’intervento sono molto importanti dal punto di vista della gestione del dolore post-operatorio e della precoce verticalizzazione. Per quanto riguarda il dolore è importante la somministrazione di antidolorifici per superare senza sofferenze le prime ore. Già in seconda giornata poi il soggetto verrà mobilizzato a letto messo in piedi con deambulatore in modo da stimolare subito il carico e il consolidamento dell’innesto della protesi.

Nel corso della prima settimana si lavorerà sulla mobilizzazione e sul reclutamento muscolare senza carico articolare. Inoltre si passerà dal deambulatore alle 2 stampelle con schema del passo a 3 tempi.

Nel corso della seconda e terza settimana si introdurranno gli esercizi in carico, si passerà allo schema crociato con 2 stampelle per giungere in ventesima giornata ad usare una sola stampella e fare le scale con lo schema: sale la sana e scende la operata. Solitamente è a questo punto che avviene la dimissione col rientro a casa.

Dalla quarta settimana in poi la riabilitazione continuerà con un fisioterapista a livello di studio o ambulatorio, salvo un eventuale primo periodo di terapia a domicilio nei casi che lo richiedano. L’obiettivo sarà incrementare ulteriormente il lavoro in carico sulla sola gamba operata, eseguire le scale con passo alternato e abbandonare l’ultima stampella intorno alla quarantesima giornata. In questa fase di recupero è fondamentale che la persona esegua quotidianamente gli esercizi via via imparati.

A 6 settimane, se le condizioni fisiche lo consentono, si può provare a guidare l’auto.

A due mesi dall’intervento solitamente la persona ha già una buona autonomia per svolgere la maggior parte delle faccende quotidiane di base. 

4.2 La gestione del dolore

Nei primi 2 mesi di riabilitazione la gestione del dolore può essere cruciale per avere una progressione nel recupero costante e non rallentata. Se infatti la maggior parte dei soggetti non ha particolari problemi nel corso delle prime settimane, alcune persone possono sviluppare dolore sia durante gli esercizi che a vuoto. In questi casi è fondamentale indagare con il fisioterapista le ragioni del dolore e valutare l’appropriatezza degli esercizi che si stanno eseguendo ed una loro eventuale modifica. Inoltre è opportuno valutare con il medico la possibilità di assumere antidolorifici che accompagnino il recupero iniziale. Il dolore è un sintomo che va sempre rispettato e analizzato, senza farsene condizionare eccessivamente, ma senza trascurarne l’eventuale messaggio. Un dolore forte e limitante che non migliora con i farmaci o il riposo dovrebbe sempre destare il sospetto di un’infezione.

4.3 Cosa non fare dopo intervento di protesi d’anca

Dopo un intervento di protesi di d’anca ci sono diverse indicazioni su posture e movimenti da evitare per i primi mesi per ridurre il rischio di lussazione della protesi stessa:

  • Nei primi giorni evitare la flessione d’anca a ginocchio steso, ad esempio tirandosi su frontalmente da coricati
  • Evitare altresì le alzate laterali della gamba da posizione coricata sul fianco nel caso di osteotomia trocanterica
  • Nella posizione coricata sul fianco sano tenere sempre un cuscino tra le gambe
  • Evitare la posizione coricata sul fianco operato
  • Evitare di sedersi troppo in basso sulle sedie o sul gabinetto (le anche dovrebbero restare più alte delle ginocchia)
  • Non accavallare le gambe da seduti

5. Considerazioni a lungo termine

Trascorsi 4-6 mesi il recupero primario può considerarsi concluso. Tuttavia questo non significa dimenticarsi e abbandonare il duro lavoro svolto. Sulla scia dei sacrifici e delle buone pratiche messe in atto, la persona può cogliere l’occasione per mantenersi il più possibile in salute, con un stile di vita sano e curato. 

L’attività fisica andrebbe svolta regolarmente 2-3 volte a settimana, alternando esercizi di rinforzo specifico ad attività aerobiche quali bici, nuoto o camminate. L’OMS indica come ottimale 150 minuti di attività fisica a settimana.

Inoltre avere un’alimentazione controllata e variata è fondamentale per mantenere un peso ottimale e garantire la lunga durata della protesi (solitamente stimata in circa 20 anni).

6. Conclusioni

In conclusione possiamo dire che l’intervento di protesi d’anca dà risultati perlopiù ottimi, restituendo funzionalità e qualità di vita e riducendo drasticamente il dolore.

La scelta di sottoporsi ad intervento andrebbe sempre valutata attentamente informandosi anticipatamente sui diversi aspetti che riguardano il pre e il post intervento, in particolar modo le tempistiche e le tappe del recupero, in modo da affrontare il percorso di recupero con consapevolezza e fiducia.

Andrebbe inoltre considerato con attenzione un programma di preparazione all’intervento, sia sul piano fisico che su quello alimentare.

Contattami per avere informazioni o per prendere un appuntamento

Chiama

+39 377 684 4012

Email

eratostene@hotmail.com

Il mio studio

Viale Sauli 39/3, Genova

Ai sensi e per gli effetti dell’art. 13 GDPR 679/16, con la sottoscrizione del presente modulo, fornisco il mio consenso al trattamento dei dati personali forniti a seguito dell'invio. Per ulteriori informazioni leggere la Privacy Policy

Fisioterapia e linfodrenaggio a Genova. Logo del dott. Andrea Secchi recante una una Phi graca blu dentro una foglia di Ginkgo bianca

Orario

Lunedì 10:00 – 19:30

Martedì 10:00 – 19:30

Mercoledì 10:00 – 19:30

Giovedì 10:00 – 19:30

Venerdì 10:00 – 19:30

Sabato chiuso

Domenica chiuso

Contatti

Copyright © 2022 Andrea Secchi Fisioterapista | Privacy Policy | Cookie Policy