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Lesione muscolare

Introduzione

Le lesioni muscolari rappresentano dal 10% al 55% di tutte le lesioni negli sport ad alta richiesta (Chan et al, 2012). I muscoli più coinvolti sono quelli biarticolari: ischiocrurali, retto femorale, gastrocnemio. La diagnosi è solitamente clinica, mentre le immagini strumentali permettono di identificare la dimensione e il sito esatto della lesione dando importanti informazioni riguardo a tempi di recupero, ritorno all’attività pre-lesionale e rischi di recidive (De Smet et al, 2000).

Epidemiologia

Le lesioni muscolari avvengono tipicamente durante la fase eccentrica di contrazione in conseguenza di stress indiretti (ad esempio un appoggio del piede a terra durante la corsa) o di contatti diretti (Malliaropoulos et al, 2013; Heiderscheit et al, 2010). In questo senso gli esercizi in eccentrica rappresentano lo strumento più efficace per prevenire questo tipo di lesioni (Melegati et al. 2014; Isner-Horobeti et al, 2013). Il sito lesionale più comune è la giunzione miotendinea (Askling et al, 2007). Inoltre l’incidenza è correlata con l’età, essendo le lesioni muscolari più frequenti nei soggetti più anziani rispetto a quelli più giovani. 

Classificazione

In relazione al tipo di trauma si possono avere lesioni da trauma diretto (contusivo o lacerativo) e lesioni da trauma indiretto. Queste ultime si suddividono ulteriormente in lesioni non strutturali e lesioni strutturali (Mueller-Wohlfahrt et al, 2013).

  • Nelle lesioni non strutturali le fibre muscolari non presentano danni anatomici documentabili strumentalmente. Si tratta del 70% di tutte le lesioni muscolari nei calciatori (Corazza et al, 2014). Una ulteriore sotto classificazione prevede affaticamento, sovraccarico in eccentrica e problemi nervosi.
  • Le lesioni strutturali comportano una rottura delle fibre muscolari documentabile con immagini strumentali. Si possono quindi avere lesioni piccole (meno del 15-20% della sezione muscolare interessata), lesioni moderate (fino al 50%) e lesioni massive (più del 50% fino alla rottura totale). Inoltre può essere specificata la sede di lesione: prossimale (P), mediana (M) o distale (D). Ad esempio negli ischiocrurali una lesione prossimale ha una prognosi peggiore rispetto ad una lesione mediana o distale, così come nel gastrocnemio la prognosi peggiore è nelle lesioni distali.

Diagnosi

Una approfondita anamnesi sull’esordio dei sintomi permette già di comprendere di che tipo di lesione si tratta. L’esordio improvviso di dolore accompagnato all’impossibilità di proseguire l’attività indica sempre una lesione strutturale. L’esordio ritardato (tipicamente DOMS nelle 24 ore successive) suggerisce invece un problema non strutturale. Inoltre la comparsa o meno di ematoma a distanza di 1-2 giorni aiuta a confermare la diagnosi.

L’esame strumentale di prima istanza è l’ecografia, da eseguirsi non prima di 36-48 ore dal trauma (Lee et al, 2004). Secondariamente si può decidere se approfondire ulteriormente con un risonanza magnetica. L’ecografia ha infatti una sensibilità minore per piccole lesioni (Chan et al, 2012).

Gestione conservativa

La maggior parte delle lesioni muscolari risponde bene al trattamento conservativo, il quale si divide in 4 fasi.

  1. Fase acuta (primi 2-3 giorni): nei primi giorni l’indicazione migliore è ghiaccio, elevazione, compressione ed eventualmente terapia strumentale. Inoltre in base alla gravità della lesione si possono fare semplici esercizi di movimento in scarico secondo tolleranza, come potrebbe essere necessario usare stampelle per un completo scarico per 3-7 giorni (Jarvinen et al, 2014; Bleakley et al, 2012).
  2. Fase post-acuta (dal giorno 3-7): si lavorano esercizi assistiti e attivi, prima in isometrica e poi in concentrica-eccentrica. L’obiettivo è riadattare gradualmente al carico il tessuto danneggiato favorendo la formazione di una cicatrice orientata ed elastica anziché disorganizzata e fibrotica (Jarvinen et al, 2005). 
  3. Recupero funzionale generale: si lavora su protocolli di allenamento più estesi per recuperare controllo motorio, condizione cardio-respiratoria e forza (Myers et al, 2006). 
  4. Recupero atletico specifico: programmi di rinforzo ad alta intensità senza tralasciare esercizi volti alla prevenzione del re-infortunio. L’obiettivo è ritornare alla competizione con una condizione pre-infortunio (Minick et al, 2010).

Trattamento chirurgico

L’intervento chirurgico è indicato nel caso di lesione totale o nelle lesioni parziali in cui persiste dolore e impotenza funzionale dopo trattamento conservativo (Oliva et al, 2014). Ad ogni modo il recupero post-intervento seguirà nuovamente la sequenza del trattamento conservativo.

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