Capsulite adesiva o spalla congelata
La capsulite adesiva o spalla congelata è una condizione dalle cause ancora ignote caratterizzata da forte dolore e progressiva perdita di mobilità in tutti i piani di movimento della spalla.
Attualmente non esiste ancora un consenso definitivo sui criteri diagnostici per la capsulite adesiva. Inoltre si è osservato che la precedente credenza che fossero maggiormente afflitte le donne non è vera. La diagnosi dunque ad oggi è ancora prettamente clinica. I sintomi tipici necessari per una corretta diagnosi sono:
- Perdita di almeno il 25% della mobilità in 2 piani di movimento e di almeno il 50% in rotazione esterna attiva e passiva, associati a dolore
- Progressiva limitazione dei movimenti di spalla associata a dolore nella regione del deltoide
- Esclusione radiografica ed ecografica di altre patologie, nonostante siano spesso associate alla capsulite adesiva condizioni come calcificazioni tendinee e osteopenia
Caratteristiche e decorso
In accordo con diversi autori, sono state individuate 4 fasi fondamentali:
- Fase iniziale: dolore acuto nei movimenti e sordo/opprimente a riposo e la notte. Questa fase è crucciale poiché prima si riconosce il problema (spesso confuso con una tendinite della cuffia) più rapido sarà il recupero, soprattutto procedendo subito con un’infiltrazione di cortisone
- Fase di congelamento: riduzione del dolore e progressiva perdita di mobilità. Può durare fino a 9 mesi
- Fase congelata: la perdita di mobilità non progredisce più e il dolore è poco. Durata fino a 15 mesi
- Fase di scongelamento: progressivo miglioramento della funzionalità della spalla. Leggero dolore e rigidità possono persistere fino a 24 mesi
Quanto ci vuole per guarire? Devo fare fisioterapia?
Inutile girarci tanto attorno. La letteratura scientifica attualmente indica tempi di recupero che oscillano tra i 12 e i 40 mesi. In passato si riteneva che la capsulite adesiva avesse un decorso di guarigione spontanea nel giro di 12-24 mesi. La progressiva acquisizione di dati scientifici però attualmente indica che le cose non stanno proprio così. Anche dopo 24 mesi possono permanere delle limitazioni di movimento, sebbene il dolore sia ormai da tempo scomparso. Per questa ragione l’importanza di avere una diagnosi precoce, fare un’infiltrazione di cortisone nella primissima fase ed essere seguiti nel recupero da un fisioterapista esperto è diventata la prassi con più consenso a livello internazionale.
Le indicazioni più importanti sono:
- Fare analgesia nella fase dolore: occorre spiegare dettagliatamente le caratteristiche della patologia nonché la sua natura benigna. Il dolore, presente nei movimenti ma anche di notte, è il principale elemento da gestire nella fase iniziale. Quando il dolore comincia a calare diventerà preponderante la rigidità articolare e la limitazione nei movimenti. Possono essere usati impacchi caldi sulla spalla, paracetamolo, antinfiammatori FANS e infiltrazioni di cortisone. In generale si è osservato che un uso regolare di analgesici è più efficace rispetto ad un utilizzo saltuario e irregolare
- Nelle 6 settimane successive ad una infiltrazione di cortisone è fortemente consigliato seguire un programma di esercizi passivi e attivi
- Mantenersi il più attivi possibile compatibilmente con il dolore, facendo sia mobilizzazioni passive sia esercizi attivi quotidiani
- Interrompere le attività che esacerbano il dolore
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