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Tecniche di riabilitazione vestibolare

Introduzione

La riabilitazione vestibolare è una terapia rivolta a persone con disordini dell’equilibrio dovuti a svariate cause. Risulta particolarmente indicata in condizioni conseguenti ad episodi acuti (ad es. labirintiti infettive o infiammatorie) e nell’immediato post-operatorio in caso di neurectomia, rimozione di schwannoma vestibolare, labirintectomia o per vertigine conseguente a trattamento con antibiotici amminoglicosidici (ad es. gentamicina). I principali obiettivi della riabilitazione vestibolare sono:

  1. Riduzione dei sintomi vertiginosi
  2. Aumento dell’equilibrio e del controllo posturale
  3. Riduzione del rischio di caduta
  4. Miglioramento del riflesso vestibolo-oculare
  5. Miglioramento del cammino, soprattutto in associazione a movimenti della testa
  6. Incremento dell’integrazione dei diversi sistemi sensoriali (vestibolare residuo, somatosensoriale, visivo) 
  7. Riduzione di ansia e depressione assai spesso associate a disturbi vestibolari (Jacob et al., 1996)
In letteratura è possibile riscontrare che la riabilitazione vestibolare si associa sempre a riduzione dei sintomi vertiginosi, incremento dell’equilibrio e del controllo posturale e aumento della qualità della vita. Una recente revisione della Cochrane ha rilevato che ci sono evidenze di grado da moderato a forte, basate su studi di alta qualità, secondo cui la riabilitazione vestibolare è sicura ed efficace in persone con disturbi vestibolari periferici. Inoltre svariati studi (Furman et al., 2000; Whitney et al., 2000; Bhattacharyya et al., 2008; Hillier et al., 2011) hanno documentato miglioramenti soggettivi e oggettivi in pazienti con disturbi vestibolari cronici sia periferici sia centrali. Tendenzialmente per problematiche periferiche le tempistiche sono intorno alle 6-8 settimane di trattamento, mentre i problemi centrali richiedono più tempo.

Progettazione di una riabilitazione vestibolare

Un aspetto fondamentale al fine della progettazione dell’intervento riabilitativo è identificare se il paziente sia affetto da vertigine o da disequilibrio:

  • La vertigine si caratterizza per la percezione rotatoria (effetto giostra) cui si accompagna nistagmo e talvolta sintomi neurovegetativi
  • Il disequilibrio consiste in un senso di instabilità in stazione eretta e/o durante il cammino, che però non si accompagna alla sensazione rotatoria propria della vertigine (effetto barca)

Inoltre la vertigine si presenta con attacchi di notevole intensità ma di durata relativamente limitata, mentre il disequilibrio è meno intenso ma costante.

La terapia si realizza attraverso programmi di esercizi, supervisionati e domestici, altamente personalizzati sul paziente, con lo scopo di:

  1. Migliorare i sistemi a circuito riflesso (vestibolo-oculare VOR, vestibolo-collico VCR, cervico-collico CCR, vestibolo-spinale VSR, cervico-spinale CSR) in termini di adattamento, abituamento, o sostituzione (aspetto organico)
  2. Migliorare il controllo posturale e il cammino (aspetto funzionale)
  3. Incentivare fenomeni comportamentali adattivi (aspetto comportamentale)

Nel dettaglio dei sistemi a circuito riflesso gli esercizi prevedono 3 condizioni:

  • L’adattamento è la prima categoria di esercizi utilizzati per ridurre i sintomi vertiginosi. Particolarmente indicato nelle vertigini periferiche, consiste nel “adattare” il segnale alterato da parte dell’orecchio affetto modificando il guadagno (inteso come ampiezza o potenza del segnale) del circuito riflesso attraverso specifici movimenti oculo-cefalici, cefalici e dell’intero corpo
  • L’abituamento consiste nel praticare ripetitivamente manovre che scatenino il sintomo vertiginoso in modo da produrne una progressiva assuefazione
  • La sostituzione, di tipo sensoriale, consiste nel compensare la perdita di segnali vestibolari con altri canali sensitivi. Un esempio di allenamento della sostituzione sensoriale è rappresentato dal Tai Chi, per il quale è stato dimostrato (McGibbon et al., 2005) che, in soggetti anziani con patologie vestibolari, dopo sole 10 settimane di allenamento si ha una riorganizzazione neuromuscolare degli arti inferiori con incremento della percezione distale 


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